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lunedì 26 marzo 2018

Ci scusiamo per il disagio

La nostra bella Italia gode di moltissimi pregi tra cui il servizio di trasporto ferroviario, purtroppo, non è in cima alla classifica. Demonizzare oggi qui Trenitalia & Co. sarebbe troppo facile. D’altronde siamo freschi freschi di tilt nazionale causato della neve e soppressioni a macchia d’olio per colpa del gelicidio. Gelicidio? Una parola che, prima di questo allarme meteo e di queste previsioni apocalittiche, sfido chiunque ad aver mai utilizzato, e di cui invece giornali e siti ufficiali delle compagnie ferroviarie hanno quasi abusato per pure ragioni sensazionalistiche. Ma di cosa stiamo parlando, di un gelo assassino? Una morte causa scivolamento sul ghiaccio? Niente di tutto ciò. Come da definizione Treccani il Gelicidio è un fenomeno meteorologico piuttosto raro, per il quale l’acqua piovana, cadendo con temperatura inferiore a 0°C si congela rapidamente a contatto degli oggetti colpiti, rivestendo tutto di ghiaccio liscio e limpido e arrecando gravissimi danni alla vegetazione.

Ma, al di là del significato enciclopedico del termine e della situazione puramente emergenziale del mese scorso, ritardo ferroviario e soppressione delle corse all’ultimo minuto, dal Nord a Sud Italia, sono all’ordine del giorno. Il popolo dei pendolari è costretto a convivere ogni mattina con il dubbio e la non sicurezza di arrivare dove deve andare. Le motivazioni, quando arrivano, sono svariate e spesso prevedibili. Cosa che ci fa arrabbiare ancora di più. Ma perché ci avvertono 2 minuti prima della soppressione e/o ritardo di un treno? 

Inoltre, il disagio maggiore ricade su quelle fasce di habitué, lavoratori e studenti. La domanda che sorge spontanea è: quali possono essere le motivazioni per cui il treno infrasettimanale delle 7.50 viene soppresso, tempeste di ghiaccio e guasti a parte?

E, oltre alla libertà di lamentarci, quali sono i diritti del viaggiatore che, comprato e correttamente obliterato il titolo di viaggio, non si vede garantito il servizio di trasporto pubblico?

In due parole: molto pochi.

Soffermiamoci su questi molto pochi diritti ai quali possiamo appellarci a seguito di un treno regionale mai arrivato o arrivato troppo in ritardo per quelle che erano le esigenze del viaggiatore. Secondo una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea emessa già nel settembre 2013, si ha diritto al rimborso parziale del costo biglietto in caso di ritardi e soppressioni di corse. Inoltre, il regolamento comunitario sui diritti dei passeggeri nel trasporto su rotaie non esonera le imprese ferroviarie dall’obbligo d’indennizzo per il prezzo del biglietto qualora il ritardo sia imputabile anche a una causa di forza maggiore. Ergo, maltempo compreso.

Bene, cosa può fare allora il singolo passeggero nella pratica? Chiedere, nei casi sopra citati e per i biglietti di corsa semplice su treno regionale, un rimborso parziale del prezzo del biglietto.

Nel caso di ritardo tra il luogo di partenza e il luogo di destinazione indicati sul biglietto, il passeggero potrà chiedere un’indennità pari a:

  • 25% del prezzo del biglietto in caso di ritardo compreso tra 60 e 119 minuti (tale indennità è riconosciuta per biglietti pari almeno a €16,00);
  • 50% del prezzo del biglietto in caso di ritardo dai 120 minuti in su (tale indennità è riconosciuta per biglietti pari almeno a €8,00).

E questo, facendosi due calcoli veloci, cosa significa? Che non si possono MAI avere rimborsi per biglietti di importo inferiore a 8€! Non solo, per i biglietti tra gli 8€ e i 16€, bisogna “sperare” in un ritardo di almeno due ore per avere un rimborso del 50% (quindi compreso tra 4€ e 8€). E tutto questo, tra l’altro, in contrasto con quanto previsto dalla Corte Europea, ovvero che, a seguito di un ritardo superiore ai 60 minuti, il biglietto va sempre rimborsato. Inutile sottolineare come questo escluda tutti quei viaggiatori su piccola tratta.

Un’altra situazione, purtroppo diffusa, è quella in cui si acquista un biglietto ma, successivamente, dal momento che il servizio non è più garantito (per cancellazioni o ritardi) si opta per mezzi di trasporto alternativi. Perché in questo caso si dovrebbe avere un rimborso parziale piuttosto che totale?

I pendolari, per far fronte a questi disagi, si sono messi in rete sfruttando i canali dei social network per condividere informazioni utili in tempo reale e per sdrammatizzare le talvolta rocambolesche e surreali avventure che si trovano ad affrontare, giorno per giorno. Per fortuna che il senso dell’umorismo non manca! Di seguito qualche scatto di chi, decidendo di non farsi venire il fegato amaro, affronta la giornata e i suoi imprevisti con il sorriso e ci fa pensare: domani è un altro giorno!





Photo Credit: Foto prese, con il consenso degli amministratori, dal gruppo Facebook “ Io odio Trenitalia” e “Aspettando Trenitalia”.

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